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Leopardi “Farmacisti porta aperta del Servizio Sanitario Nazionale”

Leopardi “Farmacisti porta aperta del Servizio Sanitario Nazionale”

ROMA (ITALPRESS) – “Quella del farmacista è sempre stata una figura molto resiliente, adattabile ai cambiamenti: siamo passati dal farmacista che preparava le medicine a quello che oggi distribuisce le medicine preparate dall’industria, dal farmacista che prima non poteva fare un atto sanitario e che invece oggi può anche vaccinare”. Così Eugenio Leopardi, presidente dell’Unione Tecnica Italiana Farmacisti (Utifar), spiega in un’intervista a Italpress le attività del farmacista oggi, la sua evoluzione negli anni e l’importante ruolo che mano a mano ha assunto nel tempo.
Utifar accompagna questa evoluzione dal 1957, quando fu fondata grazie a un’intuizione del farmacista Franco Pescetto di Genova.
“Le nostre attività sono state sempre quelle di formare il farmacista, di aiutarlo nella sua professione, nel rapporto che comunque, da molto prima del ’57, ha sempre avuto con i cittadini”, afferma Leopardi, precisando che oggi la figura professionale copre “tutta una serie di attività alle quali il farmacista si è adattato e si è formato con molto piacere, perchè il nostro compito è quello di dialogare col cittadino. Noi siamo una porta aperta del Servizio Sanitario Nazionale, dove si entra senza bussare”.
Uno spartiacque importante nella storia di questa evoluzione è stato rappresentato dalla pandemia, che ha visto le farmacie in prima linea nell’aiutare i cittadini, a cominciare dalle vaccinazioni. “La vaccinazione è una cosa che ambivamo a fare da tempo perchè, se in tutta Europa il farmacista poteva vaccinare, in Italia non poteva farlo. Utifar già nel 2019, quindi in tempi non sospetti, lanciò un corso, “Il farmacista vaccinatore”, proprio per preparare i professionisti qualora lo Stato li avesse chiamati a vaccinare. E 9mila farmacisti, nonostante il corso allora non abilitasse alla vaccinazione perchè è lo Stato che abilita, si formarono in questo corso. Poi, all’arrivo della terribile pandemia, lo Stato si trovò 9mila farmacisti già formati e quindi li utilizzò per snellire quelle liste di attesa enormi”, ricordato Leopardi.
Quello tra cittadino e farmacista è un rapporto di fiducia che, grazie a un accesso facile e immediato, “supera senz’altro di molto quello che si può avere con il pur bravissimo personale medico che si incontra nelle Asl”.
Per questo l’auspicio, per il presidente di Utifar, è che questo rapporto venga maggiormente agevolato e sostenuto con una maggiore uniformità di servizi tra le varie regioni d’Italia. “Non è possibile avere 20 Regioni che lavorano in modo diverso, che il cittadino di una regione abbia determinati servizi e il cittadino di un’altra non li abbia. Noi abbiamo una farmacia che è uguale in tutta Italia con gli stessi requisiti, la stessa professionalità, la stessa disponibilità, la stessa formazione. E poi non riesce a dare gli stessi servizi perchè una Regione non li consente. Ci vorrebbe un maggior dialogo fra le Regioni, una maggiore uniformità di servizio perchè non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B”, conclude Leopardi.

– foto Italpress –

(ITALPRESS).

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